10 superstizioni più popolari e le loro origini
1. Gatto nero
In molti stati occidentali il gatto nero che attraversa la strada è segno di sventura. Questa superstizione deriva dal fatto che nel Medioevo i cavalli delle carrozze che viaggiavano di notte fossero spaventati dagli occhi gialli dei gatti neri (invisibili al buio). In questi secoli, visto il forte radicamento del bigottismo cristiano, i gatti neri furono associati al diavolo, tanto che diversi Papi chiesero di sterminarli a causa della loro presunta vicinanza a Satana.
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Durante il Medioevo circolava una credenza, secondo la quale gli specchi riuscissero a catturare l'anima delle persone. Pertanto, alla morte di un caro, gli specchi di tutta la casa venivano coperti da un panno, in quanto si riteneva che l'anima del defunto potesse rimanervi intrappolata e non riuscire, perciò, a raggiungere l'aldilà.
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3. Martedì e Venerdì: giorni sfortunati
Il martedì come giorno di malaugurio ebbe origine negli antichi Romani: era il giorno dedicato a Marte, il dio della guerra e della discordia.
Il venerdì ricorda invece il giorno della crocifissione di Cristo. Per i cattolici, il venerdì era un giorno di penitenza e preghiera. Tanto che chi avesse riso di venerdì o non avesse fatto penitenza, sarebbe stato punito da Dio la domenica, giorno di Risurrezione.
Esiste ancora oggi il proverbio: "di Venere (venerdì) e Marte (martedì) non si sposa né parte, né si dà principio all'arte (non si inizia niente di nuovo)".
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4. 13 e 17: numeri sfortunati
Riguardo al 13, ci sono varie teorie che lo considerano un numero sfortunato.
In chiave cristiana, il 13 è il numero del Diavolo, personificato in Giuda, ovvero la tredicesima persona all'Ultima Cena di Gesù.
Secondo la mitologia scandinava, il 13 era considerato sfortunato in quanto rappresentava il 13esimo semidio, colui che ha portato crudeltà e distruzione nel mondo.
Per quanto riguarda il 17, la sua origine di "portasfortuna" è riconducibile ai Romani. Il numero 17 per i Romani si scriveva XVII ed era l'anagramma della parola VIXI, ovvero "io vissi" (ovvero ora sono morto).
5. Gettare la moneta nella fontana
Nell'antichità si diceva che nei pozzi e nelle fontane vivessero spiriti e divinità. E già millenni fa si pensava che gettando una moneta nell'acqua si poteva essere ricambiati con successo nel lavoro e fertilità/salute per la famiglia.
Oggi questa tradizione è stata un po' stravolta, tanto da pensare che la fontana sia diventata una sorta di Aladino o drago Shenron di Dragonball che abbia il potere di realizzare ogni nostro desiderio.
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